La Fiera riservata ai soli artisti, voluta dal compianto
Gianni Vattiata è giunta alla terza edizione. È stata probabilmente la prima del genere
(mostra mercato) in Italia - le altre sono al primo o al secondo anno: Verona, Parma,
Padova eccetera - e raccoglie dai duecento ai trecento artisti, a secondo della struttura
espositiva in cui si svolge. Per fare chiarezza, è bene dire che non annovera artisti
famosi tra gli espositori (ad eccezione di Mimmo Laganà, creatore di sculture
realizzate utilizzando parti meccaniche di automobili e affini e di Sergio Ùnia, autore
di plastiche sculture, entrambi piuttosto noti), se si escludono quelli ospitati negli
eventi collaterali (Arte Debole a cura di Janus questanno, lo scultore Mario
Molinari la passata edizione) e oggettivamente parlando, subisce un calo di qualità
laddove la proposta è orientata verso un certo tipo di oggettistica che si avvicina più
al manufatto artigianale che allopera darte.
Ciò non toglie che molti degli artisti presenti abbiano esposto una serie di lavori
qualitativamente validi e di sicuro interesse per i visitatori. Per citarne alcuni,
spiccano le opere dalla notevole poetica segnica e cromatica di Enza Miglietta, gli
originali quadri scultura di Cristina Bazzan, gli oli astratti di Daniela Baldo, i poetici
oli informali dellinglese Rosalind Keith, le belle sculture in bronzo di Francesco
Lucidi, le opere tra fotografia, pittura e installazione dei romani Percossi Papi,
Rotiroti, Talarico e naturalmente lelenco potrebbe continuare ancora.
Molto interessante e apprezzata dal pubblico loperazione di ospitare gratuitamente,
sulle due lunghe balconate posizionate ai lati del salone, artisti under 30
provenienti prevalentemente dallAccademia di Belle Arti: chi ha visionato le opere
ha potuto cogliere lenergia e la freschezza che ne scaturiva e spesso
lanticonformismo che le caratterizzava.
La manifestazione ha avuto un buon successo di pubblico e, a giudicare dalle opere che ho
visto viaggiare impacchettate sotto braccio ad alcuni visitatori, anche di vendite. È il
motivo per cui un evento del genere può infastidire e creare invidie in alcuni degli
operatori del settore?
Dico questo, malgrado esuli dal commento artistico, riferendovi di un articolo apparso su
uno dei due quotidiani cittadini. La critica di chi scriveva era tutta incentrata sulla
figura dellorganizzatore della manifestazione, accusato di non possedere sufficienti
conoscenze (cultura?) in campo artistico, dato il suo passato di assicuratore
(i galleristi invece, pare nascano belli e fatti direttamente dal grembo
materno!).
Un attacco diretto alla persona, senza traccia di commento, seppur negativo, agli artisti
o allorganizzazione o quantomeno alla fiera in generale. Cosa irrealizzabile, del
resto, se chi scrive non ha neanche provato a mettere piede sul luogo. Ma a chi può dare
fastidio un evento del genere? A una parte di galleristi forse? - e dico solo una parte,
dato che so personalmente che alcuni di loro, provenienti prevalentemente da fuori Torino,
hanno acquistato opere e contattato artisti allo scopo di ospitarli nelle proprie gallerie
- O a quella categoria di operatori che si muove nellambito dellarte
adoperando fondi e strutture pubbliche? O lo scritto della giornalista è unicamente il
risultato del lavoro di una redattrice un po pigra, che scrive solo perché deve? Il
dubbio rimane e lascia aperte ipotesi che variano da un bellesempio di servilismo
mediatico allennesimo strapazzamento del dovere di cronaca. |