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l’arte
di Aracne
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klothes (le tre filatrici), come le chiamava Esiodo, tessono
il destino degli esseri umani. Fila Cloto lo stame della
vita, accanto sua sorella Lachesi distribuisce agli uomini
una parte dello stesso. Poco più avanti Atropo lo taglia
ponendo fine alla vita di qualcuno. Sono le Moire (per i
greci), le Parche (per i latini) coloro che detenevano il
filo della vita e alle quali si sottomettevano tutti gli
altri dei.
- Il
legame metaforico e reale dell’uomo con il filo ha origini
lontane. Costretto dalla necessità, l’essere umano ha
imparato prima a tessere e successivamente, per diletto, a
ricamare ed è proprio al ricamo che è dedicata la mostra
allestita in questi giorni presso l’Assessorato
Cooperazione Commercio Artigianato e Pesca della Regione
Siciliana a Palermo, in Via degli Emiri e intitolata
“Scrigno del filo. Arte tessile, ornati e legami”.
L’esposizione, curata da Aldo Gerbino, mette insieme
lavori di ricamo uncinetto, filet, chiacchierino, tombolo,
etc. con opere di artisti contemporanei.
- Lavori
provenienti dai comuni di Erice, Borgetto, Mirabella
Imbaccari, Piana degli Albanesi, Palermo, Catania,
Caltavuturo, Isnello, Alcamo, Santa Caterina Villarmosa,
Altofonte, Pietraperzia, Agrigento, Calatafimi, Burgio,
Sortino, Valdina, San Marco D’Alunzio, Savoca, riempiono
il salone dell’Assessorato: ricami e trine che
arricchiscono abiti, tovaglie, lenzuola e centrini
divenendo essi stessi tessuto, abiti.
- Si
cammina fra questi manufatti “pensili” (l’allestimento
è stato curato da Salvatore Caputo) o protetti da teche di
vetro e ci si sofferma a guardare le opere di Alighiero
Boetti, Torquato La Mattina, Beppe Sabatino che ben si
armonizzano con il resto della mostra per proseguire con
quelle di Roberta Civiletto, Gicus, Giusto Sucato, Salvatore
Caputo, Enzo Tardia, Mario Lo Coco e Bice Triolo, quasi a
sottolineare una continuità e una stretta relazione tra
arte tessile e arte pittorica. Del resto la storia
dell’arte è piena di artisti che hanno utilizzato il
ricamo per le loro opere. Ricordiamo alcuni lavori della
Bauhaus, le opere di Ann Hamilton, Maria Lai, Corrado Cagli,
Enrico Baj e lo stesso Boetti con i suoi mille piccoli e
grandi arazzi.
- Mi
ricordo che anni or sono, a casa di una mia amica originaria
di Piana degli Albanesi, vedevo sua madre intenta a
ricamarle il rosso vestito con il filo d’oro, stando bene
attenta che questo non prendesse né sole né acqua. Ci mise
anni per finire di ricamarlo e la mia amica lo indossò
successivamente, anche come vestito di nozze.
- Quante
ore di lavoro su quelle foglie, quei fiori, quanta
attenzione riposta affinché il lavoro riesca bene, quanta
maestria, dedizione e vista occorrono per confezionare
questi gioielli fabbrili.
- Penso
alle ricamatrici e ricamatori e ai creatori di arazzi,
capaci di intessere, con molta pazienza, scene intere e
racconti e “cesellamenti” d’aria; e penso a mia nonna
con il telaio del filet montato al centro della stanza e
penso al mio corredo uguale oggi ad ieri e all’altro ieri
e ancora prima.
- Un
filo, dunque, di continuità nel tempo che lascia immutata
la bellezza di alcune creazioni e che lega culture (da
quella orientale a quella occidentale) e tempi.
- La
mostra contiene in catalogo testi di Aldo Gerbino, Marisa
Buscami, Simona Laudani ed è organizzata dalla Mediterranea
Congressi di Palermo
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- Palermo,23/07/03
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Vinny
Scorsone