-
La produzione
pittorica di Rita Gambino si arricchisce, con
questa mostra, di una serie di “confessioni” che
l’artista elargisce a cuore aperto ai suoi
estimatori e a quanti, da ora, a questi si
aggiungeranno per apprezzarne il talento.
-
-
Il titolo della
mostra è di per sé eloquente e conferma come per
questa artista - appassionata e sincera –
dipingere sia essenzialmente “svelarsi”.
-
-
I suoi soggetti
rimandano costantemente a un mondo circoscritto
in uno schema tematico eletto a tramite dei suoi
sentimenti, mentre il suo stile spazia nella
storia dell’arte pittorica tra i rimandi
classici e impeti fauves, tra espressionismo e
aneliti informali per mettere a nudo i più
reconditi moti della sua anima, altalenanti tra
brividi e rilassamenti eccitazioni e sospiri….
-
-
Questo primo
approccio …“fotografico” con Rita Gambino,
c’induce allora a ricordare qui, opportunamente,
alcuni dati essenziali della sua biografia: è
palermitana, insegna “Tecniche Pittoriche”
all’Accademia di Belle Arti della nostra città
da oltre 25 anni; si è nutrita, sin dalla più
tenera età, di quanto l’arte siciliana abbia
prodotto al meglio nel 2° dopoguerra (il
fratello Pippo, uno dei grandi nomi della
pittura siciliana); estremamente esuberante nel
temperamento ma colpita severamente nei suoi più
profondi affetti, sì da interrompere per lungo
tempo una assai promettente carriera d’artista;
tornata, da poco più di un decennio, alla
produzione pittorica con grande successo di
pubblico e di critica. Questa mostra presenta,
ora, oltre a 13 opere nuove prodotte tra il 2011
e il 2012, una selezione di lavori proprio
dell’ultimo decennio.
-
-
Esuberante,
provata, reattiva.
-
Si potrebbe dunque
concludere che tutto ciò spiega la tipologia dei
quadri, le scelte stilistiche, l’abilità
esecutiva e il valore artistico delle opere
stesse.
-
Eppure tutto ciò
non è che la base meramente strumentale per la
creazione di quanto qui da noi vediamo.
-
-
Qualcuno ha detto:
“Nel bene e nel male, le emozioni sono il
nutrimento di chi crea arte”. E, a tal
proposito, Picasso diceva: “Noi non siamo
esecutori, noi “viviamo” la nostra opera”.
-
-
Rita Gambino
procede, infatti, per spinte emotive e
sentimentali, in relazione al suo vissuto,
passato o quotidiano che sia. E allora i
soggetti: paesaggi, volti, fiori, nature morte,
sono essenzialmente elementi simbolici
scaturenti da una forza vitale interiore che
traduce passione e sentimento, ansia e sgomento,
tenerezza e amore in segni, forme, colori.
-
-
Se è consentita
una digressione – tuttavia pertinente e
funzionale – su quanto stiamo dicendo, è da dire
che la pittura di Rita Gambino sta alla
confluenza di ciò che Nietzshe definiva
“dionisiaco” e “apollineo”, quando s’intendeva
spiegare l’Einfülung, l’Empatia, di cui si
sostanzia l’Espressionismo tedesco.
-
Tra filosofia e
psicanalisi, non più, cioè, l’arte come
rappresentazione della natura ma trasposizione
dell’interiorità dell’artista. Van Gogh scriveva
al fratello Theo: “Che vuoi, quello che uno ha
dentro traspare anche al di fuori”.
-
Tra Classico
(apollineo/rappresentazione) e Romantico
(dionisiaco/non rappresentazione) le opere della
Gambino traducono dunque l’essenza del suo
bisogno di comunicare al fruitore ciò che le
ribolle dentro, di gioia o di dolore, di
malinconia o di serenità.
-
E, tutto questo,
per “fasi”, che, negli anni, si sono rivelate
emblematiche dei suoi stati emozionali.
-
Periodi più o meno
lunghi di frustrazione danno allora origine a
paesaggi cupi, irreali, in cui l’incedere ai
limiti dell’informale del suo segno dà luogo a
vere e proprie “metafore di qualcos’altro”, a
“Paesaggi di dentro”, come recitava il titolo di
una precedente mostra. E, allo stesso modo, in
un intrico di luci abbaglianti e penombre
soffocanti, in un’altra mostra – dal titolo
anch’esso assai esplicativo: “Luci umbratili,
ombre luminose” -. Rita Gambino manifestava
l’ardente necessità di uscire dalla sua
malinconica gabbia esistenziale. Ciò che
diventava ancor più evidente nella più recente
mostra “Risvegli”, come a voler prepotentemente
affermare la sua voglia di vita, in particolare
attraverso composizioni floreali e nature morte,
ma guardando più alla propria ri-fioritura
spirituale piuttosto cha alla natura effimera
della vita (secondo quanto esprime proprio la
simbologia floreale).
-
-
Il nuovo fervore
di attività, il suo “scotimento” reattivo –
segnato da un incedere pittorico pieno di ritmo,
di ampia gestualità e di rutilante cromatismo –
è del tutto manifesto quindi nelle opere
selezionate ed esposte in questa mostra, dove il
colore trionfa più spesso sull’ombrosità della
malinconia e i volti, splendenti nella loro
ieratica, ellenista, bizantina e “mediterranea”
classicità, rivelano tutta la tenerezza di una
affermata femminilità ancorché tutti, come una
costante insopprimibile, segnati da un sorriso
che non riesce ad andare al di là di una
delicata mestizia.
-
-
-
-
-
-
-
Ma il paesaggio
alterna ancora “Pathos” e gratificante gioia –
come esprimono alcuni dipinti ("Pace interiore",
"Gratitudine") – è la luce che si afferma con
maggiore forza nel messaggio artistico che ci
vuole trasmettere Rita: la luce splendente della
vita, con i suoi colori che esplodono sulla
tela, un’eruzione vitalistica che nasce dalla
piccola rosa bianca, “Il fiore della luce”; e
quella spirituale, che sorge dalla “Preghiera”,
una luce che sopprime tutte le oscurità
dell’anima (emblematico il lume, quasi inutile
per la sua fioca luce, e simbolo di qualsiasi
fonte non spirituale).
-
-
Ecco, alfine, come
e perché le “Confidenze” espresse in tutti
questi quadri sono, e si rivelano, così, del
tutto chiare e sincere, oltre che leggibili.
-
-
La linea artistica e
stilistica di Rita Gambino si snoda dunque
attraverso una vera e propria sintesi di alcuni
fondamentali momenti dell’arte moderna e
contemporanea, quasi una lezione per i suoi risvolti
tecnici, ma in realtà pretesto per mettere a nudo
(come si diceva all’inizio) tutta la sua anima. Ed
è a nudo, infatti, proprio nella tela dal titolo
“Confidenze”, dove gli stili si intrecciano (tra
Fauve, Cubismo ed Espressionismo) e dove il libro
dei suoi segreti più intimi si apre a tutti voi,
senza nulla nascondere, con l’intensa forza del
segno e l’intensità espressiva del colore.
-
-
Pino
Shifano - novembre 2012