Palazzo Jung
(location espositiva della Provincia Regionale di Palermo)
Via Lincoln, n.73 - Palermo
 
 

La pittura di Rita Gambino tra intimità e intensità

 
Rita Gambino - "il fiore della luce"La produzione pittorica di Rita Gambino si arricchisce, con questa mostra, di una serie di “confessioni” che l’artista elargisce a cuore aperto ai suoi estimatori e a quanti, da ora, a questi si aggiungeranno per apprezzarne il talento.
 
Il titolo della mostra è di per sé eloquente e conferma come per questa artista - appassionata e sincera – dipingere sia essenzialmente “svelarsi”.
 
I suoi soggetti rimandano costantemente a un mondo circoscritto in uno schema tematico eletto a tramite dei suoi sentimenti, mentre il suo stile spazia nella storia dell’arte pittorica tra i rimandi classici e impeti fauves, tra espressionismo e aneliti informali per mettere a nudo i più reconditi moti della sua anima, altalenanti tra brividi e rilassamenti eccitazioni e sospiri….Rita Gambino - "sola"
 
Questo primo approccio …“fotografico” con Rita Gambino, c’induce allora a ricordare qui, opportunamente, alcuni dati essenziali della sua biografia: è palermitana, insegna “Tecniche Pittoriche” all’Accademia di Belle Arti della nostra città da oltre 25 anni; si è nutrita, sin dalla più tenera età, di quanto l’arte siciliana abbia prodotto al meglio nel 2° dopoguerra (il fratello Pippo, uno dei grandi nomi della pittura siciliana); estremamente esuberante nel temperamento ma colpita severamente nei suoi più profondi affetti, sì da interrompere per lungo tempo una assai promettente carriera d’artista; tornata, da poco più di un decennio, alla produzione pittorica con grande successo di pubblico e di critica. Questa mostra presenta, ora, oltre a 13 opere nuove prodotte tra il 2011 e il 2012, una selezione di lavori proprio dell’ultimo decennio.
 
Esuberante, provata, reattiva.
Si potrebbe dunque concludere che tutto ciò spiega la tipologia dei quadri, le scelte stilistiche, l’abilità esecutiva e il valore artistico delle opere stesse.
Eppure tutto ciò non è che la base meramente strumentale per la creazione di quanto qui da noi vediamo.
 
Qualcuno ha detto: “Nel bene e nel male, le emozioni sono il nutrimento di chi crea arte”. E, a tal proposito, Picasso diceva: “Noi non siamo esecutori, noi “viviamo” la nostra opera”.
 
Rita Gambino - "preghiera"Rita Gambino procede, infatti, per spinte emotive e sentimentali, in relazione al suo vissuto, passato o quotidiano che sia.  E allora i soggetti: paesaggi, volti, fiori, nature morte, sono essenzialmente elementi simbolici scaturenti da una forza vitale interiore che traduce passione e sentimento, ansia e sgomento, tenerezza e amore in segni, forme, colori.
 
Se è consentita una digressione – tuttavia pertinente e funzionale – su quanto stiamo dicendo, è da dire che la pittura di Rita Gambino sta alla confluenza di ciò che Nietzshe definiva “dionisiaco” e “apollineo”, quando s’intendeva spiegare l’Einfülung, l’Empatia, di cui si sostanzia l’Espressionismo tedesco.
Tra filosofia e psicanalisi, non più, cioè, l’arte come rappresentazione della natura ma trasposizione dell’interiorità dell’artista. Van Gogh scriveva al fratello Theo: “Che vuoi, quello che uno ha dentro traspare anche al di fuori”.
Tra Classico (apollineo/rappresentazione) e Romantico (dionisiaco/non rappresentazione) le opere della Gambino traducono dunque l’essenza del suo bisogno di comunicare al fruitore ciò che le ribolle dentro, di gioia o di dolore, di malinconia o di serenità.
E, tutto questo, per “fasi”, che, negli anni, si sono rivelate emblematiche dei suoi stati emozionali.
Periodi più o meno lunghi di frustrazione danno allora origine a paesaggi cupi, irreali, in cui l’incedere ai limiti dell’informale del suo segno dà luogo a vere e proprie “metafore di qualcos’altro”, a “Paesaggi di dentro”, come recitava il titolo di una precedente mostra. E, allo stesso modo, in un intrico di luci abbaglianti e penombre soffocanti, in un’altra mostra – dal titolo anch’esso assai esplicativo: “Luci umbratili, ombre luminose” -. Rita Gambino manifestava l’ardente necessità di uscire dalla sua malinconica gabbia esistenziale. Ciò che diventava ancor più evidente nella più recente mostra “Risvegli”, come a voler prepotentemente affermare la sua voglia di vita, in particolare attraverso composizioni floreali e nature morte, ma guardando più alla propria ri-fioritura spirituale piuttosto cha alla natura effimera della vita (secondo quanto esprime proprio la simbologia floreale).Rita Gambino - "confidenze"
 
Il nuovo fervore di attività, il suo “scotimento” reattivo – segnato da un incedere pittorico pieno di ritmo, di ampia gestualità e di rutilante cromatismo – è del tutto manifesto quindi nelle opere selezionate ed esposte in questa mostra, dove il colore trionfa più spesso sull’ombrosità della malinconia e i volti, splendenti nella loro ieratica, ellenista, bizantina e “mediterranea” classicità, rivelano tutta la tenerezza di una affermata femminilità ancorché tutti, come una costante insopprimibile, segnati da un sorriso che non riesce ad andare al di là di una delicata mestizia.
Rita Gambino "gratitudine"
 
 
 
 
 
Ma il paesaggio alterna ancora “Pathos” e gratificante gioia – come esprimono alcuni dipinti ("Pace interiore", "Gratitudine") – è la luce che si afferma con maggiore forza nel messaggio artistico che ci vuole trasmettere Rita: la luce splendente della vita, con i suoi colori che esplodono sulla tela, un’eruzione vitalistica che nasce dalla piccola rosa bianca, “Il fiore della luce”; e quella spirituale, che sorge dalla “Preghiera”, una luce che sopprime tutte le oscurità dell’anima (emblematico il lume, quasi inutile per la sua fioca luce, e simbolo di qualsiasi fonte non spirituale).
 
Ecco, alfine, come e perché le “Confidenze” espresse in tutti questi quadri sono, e si rivelano, così, del tutto chiare e sincere, oltre che leggibili.
 
La linea artistica e stilistica di Rita Gambino si snoda dunque attraverso una vera e propria sintesi di alcuni fondamentali momenti dell’arte moderna e contemporanea, quasi una lezione per i suoi risvolti tecnici, ma in realtà pretesto per mettere a nudo (come si diceva all’inizio) tutta la sua anima.  Ed è a nudo, infatti, proprio nella tela dal titolo “Confidenze”, dove gli stili si intrecciano (tra Fauve, Cubismo ed Espressionismo) e dove il libro dei suoi segreti più intimi si apre a tutti voi, senza nulla nascondere, con l’intensa forza del segno e l’intensità espressiva del colore.
Pino Shifano - novembre 2012
 
 

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