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RICORDANDO IL PITTORE MIMMO ROTELLA SCOMPARSO
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di Maria
Teresa Prestigiacomo
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Ricordiamo il grande artista del decoupage scomparso: il
calabrese Mimmo Rotella.
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In particolare, l’artista di Catanzaro era vicino a noi,
giornalisti d’arte e di arte cinematografica perché abbiamo
stretto sotto braccio la sua bella icona, Marylin, la bionda
attrice morta suicida , mito degli anni Cinquanta-Sessanta
alla quale il TaorminaBnlFilmFest, con l’artista Rotella,
dedicarono la copertina del volume del prestigioso festival
internazionale diretto da Felice Laudadio. Inoltre, proprio
lo stesso Rotella presenziò alle manifestazioni relative ai
cinquant’anni del festival. Lo ricordo ancora altezzoso e
fiero della sua gloria ma semplice ed umile nell’offrirmi
alla gioia della mia vista, lusingato e felice, la sua
bellissima figlia, dodicenne, bella come una bamboletta,
elegante come una damigella d’onore o come quelle bambole
che piroettano tra gli specchi dentro i magici carillon; la
bimba aveva un vestitino di raso rosa e tulle che si
adagiava sulla poltrona rossa di velluto dell’Hotel Timeo;
la moglie, giovanissima russa, accanto al marito; il nipote,
celebre architetto, collaboratore di Taormina Arte, quell’anno,
insieme, completava quel quadretto idilliaco, storico.
Eravamo presi da attori e produttori; mi é sfuggita
l’occasione di quel quadretto stupendo, da imprimere in una
carta fotografica. Da quel giorno, non l’ho più rivisto; ci
eravamo promessi di sentirci al telefono, un’altra
intervista a Firenze...
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La mostra retrospettiva che Catanzaro ha
dedicato nel 2000 a Mimmo Rotella ha illustrato l'ampiezza
di un'opera che costituisce una capitale testimonianza
documentaria sulla seconda metà del nostro secolo,
offrendoci immagini specchio del suo tempo, in decoupages.
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Erano quasi cinquant’anni che Mimmo Rotella adottava il "décollage"
del suo tempo con le sue sovrapitture del cinema, del mondo,
della vita di tutti i giorni, vita lacerata come le sue
opere.
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Lui é artista della Dolce Vita,
fellinianamente amante del Cinema e dei suoi aspetti, la sua
arte era una sorta di rappresentazione dell’assurdo che
metteva in mostra un mondo senza alcuna illusione. Poprio
nel 1997, alla morte del grande cineasta, Rotella gli ha
reso omaggio con diverse opere tratte dai manifesti dei suoi
film.
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Roma e l’esperienza di vita in questa città, é stata la sua
fortuna
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IL PERSONAGGIO
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Mimmo Rotella è nato a Catanzaro nel 1918. Aveva quattro
anni nel 1922, all'epoca della Marcia su Roma; ne aveva
venticinque, nel 1943, al momento dell'armistizio, e
trentacinque nel 1953, quando ha raccolto sui muri di Roma i
suoi primi manifesti lacerati.” I muri della Calabria
fascista erano ciarlieri, coperti com'erano di parole
d'ordine del regime e dei suoi volantini propagandistici.
Cancellare le prime o stracciare i secondi era un'operazione
ardua, difficile e pericolosa. I film erano annunciati da
teloni dipinti posti sui frontoni delle sale
cinematografiche. Se è lecito supporre che l'incesto fosse
frequente nelle comunità isolate, in città le relazioni fra
ragazzi e ragazze erano sottomesse ai riti e ai divieti del
perbenismo familiare.- così recita il suo sito- Possiamo
facilmente immaginare la quantità di frustrazioni
sensoriali, affettive e mentali subita dall'adolescente
calabrese e la rivoluzione dello sguardo che si produrrà
successivamente quando egli si trasferirà a Roma nel 1945...
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Mimmo resta profondamente legato alla sua
terra natale e soprattutto al mare, a quella costa ionica
che egli definisce "magica". Se gli piace ricordare i bagni
con la famiglia, il trenino che collegava Catanzaro alla sua
spiaggia, Catanzaro Marina oggi Catanzaro Lido; se evoca
volentieri le figure significative della sua famiglia, suo
padre e la macchina del Genio Civile che guidava, suo
fratello Ferruccio, di due anni maggiore di lui, e
soprattutto sua madre, morta l'anno scorso a centodue anni
dopo essere stata la grande modista del Ventennio, è per
contro molto più riservato sulla sua vita personale. Certo,
riconosce di aver fatto parte del Club dell'Anguilla con
alcuni monelli della sua età e di aver cercato con loro il
mitico tesoro nascosto, si dice, dai pirati alcuni secoli fa
a Ciriolo, un paesino sulle colline. Non rammenta bene se il
suo nome di battaglia era "occhio di pesce" o "occhio di
velluto"... e, tutto sommato, c'è una bella differenza. Il
ricordo che ci lascia attraverso le rare allusioni alla sua
infanzia catanzarese è quello di un ragazzino sensibile e
riservato, amante del disegno, che passava ore intere a
fantasticare seduto su una panchina della Villa Comunale o a
guardare il professor Migliaccio dipingere i grandi
cartelloni pubblicitari per i film proiettati al cinema. Era
il 1925 e Mimmo era affascinato dagli western muti. Questa
precoce fascinazione per il cinema e le sue immagini
pubblicitarie non doveva lasciarlo più....Sino alla morte.
Con lui scompare un fantasioso creatore di nuovi canoni
artistici.
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Risponde Rotella in UN’ INTERVISTA:
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Come inizia il decollage dedicato al Cinema?
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Nel 1960, a Roma, comincerà la sua grande
serie "Cinecittà", manifesti cinematografici lacerati fra i
quali figurano le "Marilyn", oggi famose e storiche, che
presentai per la prima volta a Parigi nel 1962 alla Galleria
J. Quello del cinema è diventato un tema ricorrente lungo
tutta la sua opera, a tal punto che le Marilyn lacerate di
Rotella sono divenute oggi icone della nostra cultura
urbana, altrettanto fondamentali di quelle serigrafate di
Andy Warhol. Lo si è ben visto nel 1996 al Moca di Los
Angeles all'epoca dell'esposizione "Halls of Mirrors",
organizzata in occasione del centenario del cinema, quando
le "Marilyn" dei due artisti sono state esposte fianco a
fianco.
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All'epoca, l'avanguardia romana è quella degli Afro, dei
Turcato, degli Scialoja, dei Corpora e, soprattutto, di
Burri. Porta Portese, il "marché aux puces" di Roma, dove
convergono le memorie storiche della storia della città sono
la fonte delle mie opere.