TEATRO GARIBALDI
Via Castrofilippo,
30 ( ang. P.zza Magione ) - PALERMO |
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Giovedì 20 ottobre alle
ore 18.00 quarto appuntamento di
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“ Anteprima Frequenze
Contemporanee ”.
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S’ inaugura presso
il Teatro Garibaldi Via Castrofilippo, 30 ( ang. P.zza Magione
)
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ELISA
NICOLACI
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L’ inaugurazione è alle
ore 18.00 e si protrarrà
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fino al 30 Ottobre.
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Il primo ciclo di “
Anteprima Frequenze Contemporanee ” presenta un’ artista di
origine siciliana da anni residente a Roma, il cui lavoro è una
sintesi di ricerca, raffinatezza e sensibilità.
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Gli orari per poter vedere
l’ esposizione sono dalle 18.00 alle 20.00 tutti i giorni
compresa la Domenica.
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Elisa Nicolaci
è nata a Palermo il 2 maggio 1977. Vive e lavora a Roma.
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Nel 1999 ha conseguito
il diploma di scultura presso l’Accademia di Belle Arti a
Carrara(MS). Ha partecipato alle mostre collettive :“In
fieri ‘97” e “99” presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara,
(MS); “Scultura in comune”, presso il comune di Carrara (MS)
; “Scultura in viaggio”, presso la Pinacoteca Comunale Tono
Zancanaro , Capo d’ Orlando (ME); “Incontro/confronto tra artiste
italiane ed egiziane” presso la sede del Centro culturale
dell’Ambasciata Egiziana a Roma; “Preview”, Movimento nelle
Segrete di Bocca, presso le Segrete della libreria Bocca, Milano.
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Hanno scritto sul suo
lavoro Anna Vittoria Laghi, Valerio Rivosecchi, Francesca Morelli,
Aldo Gerbino.
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<< In particolare credo sia
interessante all’interno del lavoro di Elisa Nicolaci la
stretta connessione tra la memoria personale e la coscienza
storica di una condizione femminile acutamente sentita e
analizzata. La memoria dell’infanzia, il trapasso
dall’adolescenza all’età adulta, la percezione del corpo, sono
solo alcuni dei temi affrontati in una serie di sculture di
forte impatto materico, a volte pensate all’interno di
allestimenti che comprendono l’uso di elementi grafici o
scenici.
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Elisa Nicolaci ci ha stupito con
due figure grandi al vero con un impeto espressivo che ricorda
le sculture di Fontana degli anni Quaranta. Erano entrambe
titolate Lucy (il nomignolo con cui i paleoantropologi
definirono i resti dell’Australopithecus Afarensis) e volevano
essere anche un autoritratto ideale, il primo capitolo di una
storia scultoreo-autobiografica con cui Elisa vuole chiudere i
conti con la sua infanzia. Quest’anno ha lavorato a una bella
installazione composta di disegni, colori, sagome e ricordi, una
sorta di merz-bau giocato sul filo della memoria, e ancora a due
sculture-autoritratto che rispetto alle prime due versioni di
Lucy sembrano sviluppare un’idea più simbolica e psicologica di
scultura, forse anche un’uscita dalla facile comunicatività del
linguaggio espressionista. Il tentativo di autoidentificazione
che c’è in tutti i lavori di Elisa non è assolutamente mimetico
(lei è carina mentre le sue sculture possono essere
terrificanti), e forse dire che sono degli autoritratti
psicologici, ideali, è ancora poco: si potrebbe dire che una
volta formate acquistano il potere di dialogare autonomamente
con lei, anche di arrabbiarsi. Per questo, anche se da una
scultura all’altra lo “stile” sembra cambiare, c’è un nesso
profondo, istintivo e spirituale che unisce in un discorso
coerente tutti i suoi lavori. >>
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Roma,
1999
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Valerio Rivosecchi
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(Storico e critico d’arte)
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