Tra
i misteri di Gea
E’
una visione molto ironica, (ma anche drammatica) quella che Sergio
Figuccia ha della vita, lo si capisce da alcuni suoi soggetti, dai
titoli dati ai suoi quadri.
Le
opere esposte in questa mostra sono dedicate a grandi meraviglie
create dall’uomo.
Colossi
del passato e del presente, rivisti con l’occhio dell’artista,
modificano le loro forme, si allungano, mutano le loro
caratteristiche, il loro contesto ambientale, i loro colori. Questi
ultimi divengono accecanti, strutture cromatiche sulle quali si basa
l’intera composizione grafica in una tessitura che rimanda alle
strips (Figuccia è anche vignettista).
I
solidi di questo artista sono anime mute ma non perché avvolte da
un alone di mistero (che egli sfrutta giocandoci intorno) bensì
perché pregne di un
vero e proprio silenzio tombale.
Testimoni
di un tempo, di un’era, i suoi totem, le sue costruzioni si ergono
incapaci di trasmettere messaggi alle generazioni future. Sembrano
quasi giocattoli utilizzati da un ciclopico bambino: mattoncini
Lego, puzzle, girandole senza vita, oggetti dell’ottusità umana,
ma anche scintille luminose tramandateci da antichi popoli che noi
non riusciamo a comprendere.
Con
questo ponte metaforico i suoi “solidi ignoti” avvicinano
Stonehenge alle piattaforme petrolifere, i totem ai grattacieli di
New York, i dolmen ai bunker, gli obelischi alle centrali eoliche,
in un gioco che vede coinvolti anche i Moai di Rapa Nui i quali
sembrano gitanti a bordo di un motoscafo o le piramidi Maya
fagocitate dalla vegetazione.
Una
visione che procede per incastri e assonanze e dissonanze
cromatiche. Figuccia gioca con le grandi opere della storia
dell’umanità, vezzeggiandole, conscio del grande potere
suggestivo e misterioso che è insito in esse, mentre tratta come
creature già morte le
opere architettoniche del presente proiettandole in un lontano
futuro post-nucleare.
Sulla
tela, così, convivono due visioni degli oggetti diametralmente
opposte: una innamorata, l’altra impaurita ma caratterizzate
entrambe da un senso precario della vita, fatta - quest’ultima -
di incertezze, di ambiguità e di una sottile nostalgia che lega i
popoli di tutto il mondo. Un mondo sul quale da millenni brillano
sempre lo stesso sole e la stessa luna, astri invariati e quasi numi
tutelari di un’umanità fragile sempre in cerca di certezze
incrollabili.
Vinny Scorsone